Uber accusata di aver trafugato tecnologia di guida autonoma a Google

Uber accusata di aver trafugato tecnologia di guida autonoma a Google

Secondo la compagnia Waymo, di proprietà di Alphabet, l'ex dipendente Anthony Levandowski ha trafugato tecnologia di proprietà di Google prima di fondare Otto, la sussidiaria di Uber che si occupa di tecnologie di guida autonoma per i camion.

di pubblicata il , alle 14:01 nel canale Tecnologia
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Waymo, casa automobilistica che si occupa di tecnologie di guida autonoma e che opera nell'ambito di Alphabet, ovvero la compagnia a cui fa capo Google, ha sporto denuncia contro Uber, accusata di aver architettato un piano intenzionale per trafugare tecnologie di guida autonoma. Si tratta dell'ennesima battuta d'arresto per Uber, recentemente attaccata su più fronti negli Usa, e non solo.

La causa, depositata al tribunale distrettuale degli Stati Uniti di San Francisco, contiene accuse contro l'ex dipendente di Mountain View Anthony Levandowski, che avrebbe trafugato tecnologie e segreti commerciali appartenenti a Waymo prima di fondare la sua azienda di tecnologie di guida autonoma, Otto, a sua volta acquisita da Uber nell'agosto 2016 per 680 milioni di dollari.

Waymo

Al centro della causa è il sistema di proprietà di Waymo di tipo LiDAR. Con questa sigla si intendono quei sistemi capaci di determinare la distanza di un oggetto o di una superficie utilizzando un impulso laser. Waymo sostiene di aver investito sette anni e ingenti somme di denaro per sviluppare la sua tecnologia LiDAR e sostiene che i recenti progressi di Uber nelle tecnologie di guida autonoma sono dovuti a questo furto.

"La configurazione e le specifiche dei nostri sensori LiDAR sono uniche", si legge in un post scritto da portavoce di Waymo. "L'appropriazione indebita di questa tecnologia è simile al furto della ricetta segreta a un'azienda produttrice di bevande".

"Stiamo considerando le accuse mosse contro Otto e Uber in maniera molto seria e verificheremo la questione con grande attenzione", è la risposta di Uber.

Levandowski è accusato di aver prelevato 9,7 GB di dati dai server di Waymo poco prima di lasciare l'azienda. Tra questi le specifiche dei circuiti alla base del LiDAR. Ha poi cercato di cancellare le tracce del suo operato formattando il laptop aziendale. Secondo l'accusa, inoltre, l'ex impiegato di Alphabet avrebbe incontrato i dirigenti di Uber nel gennaio 2016 mentre ancora lavorava per Waymo e un giorno prima della fondazione di Otto. Anche altri ex dipendenti di Waymo poi confluiti in Otto avrebbero trafugato informazioni sensibili negli ultimi giorni di lavoro.

Waymo cerca di mantenere il più possibile segrete le proprie tecnologie acquistando le componenti per i sistemi LiDAR da fornitori diversi e montando tutto in casa in modo che nessun singolo fornitore abbia un'idea chiara del piano generale. Pertanto Waymo non chiede soltanto danni monetari, ma ha anche lanciato un'ingiunzione al fine di recuperare la sua proprietà intellettuale.

Le dispute legali sulle proprietà intellettuali sono molto frequenti negli Stati Uniti: a gennaio, ad esempio, Tesla ha avviato un'azione legale contro l'ex direttore del suo programma di guida autonoma accusato di essere entrato in possesso di informazioni riservate poco prima di fondare la propria società di guida autonoma. Recentemente ha tenuto banco anche il caso Oculus/Facebook vs Zenimax, con la seconda che ha accusato John Carmack e altri tecnici di Oculus VR di aver trafugato tecnologie sulla realtà virtuale prima di passare a lavorare per Oculus.

Uber ha avuto diversi problemi negli Stati Uniti nelle ultime settimane. 200 mila utenti hanno cancellato i loro account dicendosi indignati per i legami emersi tra il CEO Travis Kalanick e Donald Trump. Domenica scorsa, inoltre, un impiegato della compagnia ha scritto un post in cui denuncia la cultura di discriminazione sessuale vigente in azienda.

Dal momento della fondazione Uber ha raccolto finanziamenti per 11 miliardi di dollari, tra cui 258 milioni da Google Ventures, il venture capital di Alphabet. "La nostra società madre Alphabet ha lavorato a lungo con Uber, ed è per questo che non abbiamo preso questa decisione a cuor leggero", hanno detto i portavoce di Waymo.

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